Chiesa parrocchiale di San Tommaso Apostolo

Stampa

Il primo lavoro eseguito dal nuovo comune, dopo la restaurazione borbonica del 1815, fu la chiesa parrocchiale. In realtà i PP. Filippini avevano costruito a Perano, nel 1730, una chiesetta dedicata a San Tommaso e a San Filippo, apponendo sulla facciata una lapide con la dedica ai due Santi, l’anno di costruzione e chi l’aveva costruita.

Aveva una superficie di due canne e mezzo per otto (mt. 3x10,30), e don Pietro Mascio fu il primo parroco. (Bolla episcopale del 05/07/1740)

Ma col passare degli anni e col crescere della popolazione la chiesetta si rese insufficiente e al principio dell’800 si cominciò a parlare di ampliamento. Nel 1816 il Decurionato chiese al re Ferdinando IV (1751-1825), il permesso di elevare a 600 ducati la cassa comune di Archi e Perano, riuniti in unico comune, per spese e bisogni di Perano (ingrandimento della chiesa insufficiente a contenere i fedeli durante le funzioni religiose, strade, ecc...) e nello stesso tempo si chiesero delle oblazioni al popolo. Andò bene, perché si cominciarono i lavori, anche se poi si dovette protestare ufficialmente contro alcuni cittadini dal “cervello torbido e nemici del culto” che non solo si rifiutavano di prestare il loro lavoro a “fuoco”, ma ne distoglievano anche gli altri. Nel 1851 si chiese una sovvenzione al Regio Tesoro per la rifinitura interna e nel 1858 furono acquistati gli arredi sacri.

Non si sa quando avvenne la consacrazione.

La chiesa parrocchiale di Perano è orientata secondo l’asse nord-sud. Più volte restaurata nel tempo secondo il gusto del tempo, oggi si sviluppa su due ordini, raccordati da volute, probabilmente costruiti in momenti diversi.

Gli elementi che caratterizzano la facciata la accomunano a stili diversi quali il barocco ed il neoclassico.

Nell’ordine inferiore, una scalinata conduce al sagrato su cui affaccia un portale in legno (plausibilmente opera del mastro artigiano E. Pellicciotta) rifinito da una cornice di mattoni inquadrato da due lesene laterali. Il portale è sormontato da una nicchia su cui è alloggiata la statua dell’Immacolata Concezione.

Le paraste che definiscono lateralmente la parte inferiore della chiesa (così come le lesene che affiancano il portone principale), mancano dei capitelli e della trabeazione che probabilmente avrebbe dovuto sopportare un frontone: elementi tipici dell’architettura greca.

Nell’ordine superiore emerge una bifora, insolita per l’epoca (fine ottocento), che illumina la navata interna e corrisponde al soppalco dove è installato l’organo.

I materiali impiegati all'esterno sono la pietra ed il mattone oggi ricoperti dall'intonaco colorato, il mattone a faccia vista che tuttora è visibile nelle lesene, nelle paraste e nelle rifiniture del portale e della bifora, mentre all’interno spicca il marmo.

Oltre all’ingresso principale che dà sulla piazza vi è una porticina sul lato est che si affaccia su una piazzetta da cui origina Via Duca degli Abruzzi.

Sul lato destro della chiesa e ad essa congiunta, si eleva il campanile che la sovrasta. Il campanile si sviluppa su quattro piani, alla base c’è un camminamento che oggi conduce alla casa del parroco.

Precedentemente, forse, era una strada aperta.

Le uniche note decorative sono date dalle fasce marcapiano e dal coronamento cuspidato in ferro battuto; e, sempre sul lato destro sono costruite una cappella, che probabilmente è la vecchia chiesetta dei PP. Filippini e la sagrestia. La parte interna della chiesa è costituita da un’unica navata (molto rimaneggiata dai restauri) con l’abside non denunciato all’esterno.

Il presbiterio è rialzato mediante alcuni gradini ed è privo di balaustra. Sul lato opposto all’altare è situato l’organo su una balconata sostenuta da due colonne di stile dorico. Le pareti interne della chiesa sono coperte a stucco e le colonne che sostengono la cupola presentano capitelli barocchi a volute ioniche e corinzie, i cui centri sono collegati da serti floreali.

La volta della navata è a botte, e, a circa 2/3 della sua lunghezza, verso l’altare, si eleva la cupola la quale ha la forma di una calotta emisferica ed e’ celata all’esterno dalle falde del tetto soprastante. Dà un’impressione di eleganza e di leggerezza.

Un altro finestrone si apre in alto, dietro l’altare.

L'altare principale in marmo è un pregevole lavoro artistico, sobrio ed elegante, dello scultore G. Pellicciotta (1836 – 1873) su cui spicca un dipinto del 1945 che raffigura “L’incredulità di San Tommaso”. Lateralmente vi sono posti due dipinti raffiguranti rispettivamente Santa Lucia e San Sebastiano che sono datati “1949”.

Il tabernacolo riproduce un tempio classico con due colonne corinzie.

Sul lato sinistro della navata, ci sono gli altari di san Nicola di Bari, san Rocco, e sul lato destro quello dell'Immacolata. La statua del patrono san Filippo è custodita all'ingresso della chiesa, dove un tempo si trovava il fonte battesimale.

Nella cappella laterale vi è posta la cappella dell’Addolorata, sotto il cui altare vi è la bara del Cristo morto, lavoro artigianale di gran pregio artistico.

Recentemente è stata rinvenuta un’acqua santiera in marmo che per molti anni era stata disposta all’ingresso della navata ma poi scomparsa misteriosamente.

A cura dell'Arch. Maria Gemma Pellicciotta